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Classifica ATP: come funziona l’assegnazione punti nel tennis?

Uno dei sistemi di cui maggiormente ci si serve nel valutare le prestazioni annuali di un tennista è quello che riguarda l’utilizzo della classifica ATP. Il ranking in questione è nato il 23 agosto del 1973, che permette di effettuare una graduatoria di tutti i tennisti che prendono parte ai maggiori tornei del circuito ATP, Challenger e ITF. I tennisti in questione vengono ordinati all’interno della classifica se hanno guadagnato almeno un punto all’interno di questi circuiti, e, in base a numerosi calcoli che vengono effettuati su base annuale e seguendo le regole relative all’assegnazione punti dei singoli tornei, è possibile stipulare la classifica definitiva. A questo punto, considerando in maniera del tutto esemplificativa come funzioni il ranking ATP, ecco tutto ciò che c’è da sapere in merito.

 

Differenze tra ATP Ranking e ATP Race

 

Al fine di considerare come funzioni l’assegnazione punti e la classifica ATP che vede i tennisti essere posizionati all’interno di una graduatoria, bisogna innanzitutto evidenziare le differenze fondamentali che ci sono tra l’ATP Ranking, che risulta essere una classifica dettata da una serie di fattori accumulati su base annuale, e l’ATP Race, un altro tipo di classifica che riguarda le specifiche prestazioni di un tennista durante un anno tennistico, e che potrebbe portare quel professionista stesso a raggiungere la qualificazione alle ATP World Tour Finals.

 

Per quanto riguarda il primo tipo di classifica, esso viene stipulato seguendo i risultati ottenuti nelle ultime 52 settimane, messi in confronto con il posizionamento ottenuto da un tennista nell’anno precedente; per fare un esempio molto semplice, se un tennista riesce a raggiungere le semifinali in un torneo del Grande Slam, non ottiene soltanto i punti che sono assegnati da quel torneo, ma quei punti vengono messi in confronto con il posizionamento ottenuto nell’anno precedente da quello stesso tennista e nel medesimo torneo. Se il posizionamento risulta essere migliore, è ovvio che ci sarà un incremento in termini di punteggio, mentre se il posizionamento è peggiore il tennista perderà punti nonostante l’ottimo risultato. Attraverso questa disciplina di scarto o aggiunta, si determinano le posizioni in classifica che hanno validità annuale, e che possono portare a dei crolli vertiginosi o a delle repentine progressioni nel caso in cui un tennista abbia una stagione incredibilmente fortunosa.

 

Quanto al secondo tipo di classifica, che tiene conto soltanto dei risultati accumulati durante un anno tennistico, essa ha validità nel considerare quali saranno i professionisti che accederanno all’ultimo torneo di una stagione tennistica, la ATP World Tour Finals; a questi tornei possono accedere soltanto gli otto giocatori che hanno ottenuto il maggior numero di punti nell’anno solare, senza nessuna classificazione relativa all’anno precedente ma tenendo conto soltanto del punteggio accumulato durante un anno, dei tornei disputati e vinti e dei punti ottenuti dai singoli tennisti. È ovvio che bisogna effettuare un calcolo relativo al tipo di torneo vinto: se un tennista riesce a portare a casa una serie di tornei ATP 250, otterrà certamente dei punti ma saranno comunque minori rispetto ad un tennista che avrà vinto un torneo del Grande Slam, che assegna ben 2000 punti al vincitore del torneo stesso. Capitolo a parte riguarda la Coppa Davis, che secondo la nuova formula non assegna più punti per il ranking.

 

Classifiche ATP: cosa cambia dopo il Covid?

 

A seguito della pandemia globale da Coronavirus ci sono stati dei cambiamenti anche all’interno del sistema tennistico, non soltanto nel merito dell’organizzazione e della strutturazione di tornei e partite, ma anche nella costruzione dei Ranking e della classifica ATP. I tennisti non sono più vincolati alla partecipazione obbligatoria ad un torneo e, per questo motivo, anche nell’ambito del calcolo dei punti per la classifica ATP, il circuito tiene conto del miglior posizionamento ottenuto negli ultimi due anni all’interno di un torneo.

 

Per fare un esempio, se un tennista in un anno ottiene il posizionamento in finale all’interno di un torneo del Grande Slam e nell’anno successivo si ferma soltanto agli ottavi di finale, all’interno della classifica non perdere appunti, ma si terrà conto del miglior posizionamento ottenuto entro i 24 mesi precedenti, ovvero la finale.

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